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Torna alla home page... Data Odierna: 20 Aprile 2024   
GAIA-X: UN CLOUD EUROPEO PER LA TRASFORMAZIONE DIGITALE

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di Massimo Contri
Laurea Triennale in Economia Aziendale
Votazione: 100/110
Titolo della tesi: CLOUD COMPUTING AND SMEs GROWTH: IMPLICATIONS FOR EUROPEAN POLICIES
Relatore: Prof. Alessandro Zardini
Data di laurea: 7/09/2020
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La trasformazione digitale è uno dei cambiamenti più decisivi e pervasivi che le aziende in tutto il mondo stanno affrontando per rimanere competitive. Un numero sempre crescente di imprese sta ripensando processi, prodotti e servizi integrando funzionalità digitali e facendo leva su grandi basi di dati. Il processo di trasformazione digitale è iniziato da qualche decennio all’interno delle grandi aziende ma ha subito una brusca accelerazione negli ultimi anni grazie al fatto che le risorse fisiche sottostanti, capaci di abilitare il cambiamento, sono passate dall’essere scarse e costose a essere abbondanti ed economiche. Una trasformazione digitale pervasiva si basa infatti sulla disponibilità di un’infrastruttura fisica e tecnologica, il cloud, in grado di erogare in maniera economica, sicura e scalabile memoria e potenza di calcolo.

I servizi cloud sono in grado di abbassare i requisiti di investimento per le imprese che vogliono entrare nel mercato ed abilitano una più semplice sperimentazione di nuovi modelli di business per quelle che già ne fanno parte. Questa caratteristica fa del cloud computing, contemporaneamente: uno strumento a supporto dell’innovazione, permettendo di evitare importanti investimenti di capitale in infrastrutture ICT e facilitando quindi l'ingresso nel mercato di nuove aziende e servizi, una piattaforma produttiva, grazie alla fornitura di quei componenti software necessari alla costruzione di servizi più complessi e completamente nuovi, e, non da ultimo, un mercato globale. I fornitori di cloud computing, attraverso le loro piattaforme, offrono infatti un ecosistema completo di strumenti, applicazioni e software di terze parti e rappresentano pertanto la porta di accesso al mercato per sviluppatori e fornitori di soluzioni informatiche. Gli “App Store” per telefoni cellulari, tablet e browser sono un esempio ben noto di questo fenomeno.

Non ci sono dubbi che l'Europa stia entrando nell'era digitale con un deficit importante rispetto a Stati Uniti e Cina. La quasi la totalità dei servizi cloud erogati in Europa è fornita da società non europee (in primo luogo Amazon, Google e Microsoft) con la conseguente dipendenza da fornitori esterni per l’infrastruttura abilitante del nuovo processo di trasformazione delle imprese e della pubblica amministrazione (PA). Questa dipendenza pone un problema di sicurezza per quanto riguarda la gestione dei dati, l’erogazione dei servizi, anche pubblici, ed in generale per la continuità del business aziendale. Non da ultimo la posizione dominante di pochissime società globali genera squilibri contrattuali, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese (PMI), ed alimenta ritorni di scala crescenti che rendono estremamente difficile per i nuovi arrivati attrarre clienti e offrire prezzi e servizi migliori. L'Europa ha, però, una delle più importanti basi industriali al mondo e le attuali piattaforme digitali sono per lo più progettate per modelli di business rivolti al consumatore, che non soddisfano le esigenze tecniche e di sicurezza richieste dal settore industriale e dalla PA. Questa circostanza apre un'importante opportunità per l'Europa di diventare un leader nell’infrastruttura cloud a supporto di questi settori.

Nel febbraio del 2020 la Commissione Europea ha pubblicato la nuova strategia europea sui dati riconoscendo che la loro disponibilità, sostenuta dalla diffusione di oggetti connessi intelligenti, come telefoni, automobili, dispositivi indossabili, impianti di produzione industriale, ma anche dall'introduzione di nuove tecnologie, come la rete 5G, è fondamentale per le PMI e la PA. Con l’intento di rafforzare le capacità dei fornitori europei, la Commissione Europea ha pianificato quindi di investire nel periodo dal 2021 al 2027 in un progetto ad alto impatto con lo scopo di mobilitare fino a 6 miliardi di euro e di facilitare lo sviluppo di standard e requisiti comuni per gli appalti pubblici di dati e servizi cloud. In tal modo il settore pubblico dell'Ue, a tutti i livelli, potrebbe generare un livello di domanda aggregata in grado di sostenere la crescita di tale infrastruttura. La scala è infatti un elemento estremamente importante nel settore del cloud. I colossi americani e cinesi, come Amazon, Microsoft, Google ed Alibaba, per citarne alcuni, stanno investendo in centri di dati molto grandi, in grado di fornire un rilevante miglioramento dell'efficienza. Ciò consente loro di servire un numero sempre maggiore di clienti con costi unitari inferiori rispetto ai fornitori regionali, o locali, più piccoli. Allo stesso tempo, arricchendo continuamente le loro piattaforme, le grandi aziende globali aumentano le aspettative degli utenti in termini di qualità e varietà dei servizi forniti. In assenza di standard comuni di interoperabilità e di condivisione dei dati diverrebbe molto difficile, se non impossibile, per i fornitori più piccoli competere allo stesso livello.

La competitività dell’economia europea nel settore digitale nei prossimi decenni sarà determinata dalle scelte che sapremo fare ora. È chiaro che una struttura di mercato con pochissime grandi aziende tecnologiche che fungono da porta di accesso riduce gli incentivi a realizzare nuove attività basate sui dati. I primi operatori del cloud computing sono stati in grado di muoversi liberamente in tutti i domini della catena del valore: servizi cloud, rete di accesso e dispositivi di accesso, sviluppando una scala coerente in ciascuno di essi. Google, ad esempio, non solo è uno dei principali fornitori di servizi cloud, ma possiede anche un'importante porzione di rete di telecomunicazioni proprietaria ed è sponsor di Android, il famoso sistema operativo per la telefonia cellulare che normalmente viene fornito con Google Play Store ed altri servizi forniti dal Google già configurati. Situazioni di questo tipo richiedono un supplemento di attenzione da parte delle istituzioni europee per la messa in atto di nuove normative in materia di concorrenza. I servizi digitali godono infatti di tre tipi di vantaggi: gli altissimi ritorni di scala (il costo dei servizi digitali è molto meno che proporzionale al numero di clienti serviti), l'effetto rete (più gli utenti sono su una tecnologia e maggiore è l'incentivo per gli altri destinatari ad adottarla rispetto ad altre soluzioni) ed il ruolo dei dati (più alto è il numero di utenti, più sono i dati che vengono generati e che sono in grado di fornire un vantaggio competitivo per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi). In Europa non esiste un attore della taglia dei colossi americani e cinesi e sarebbe irrealistico pianificare il livello di investimenti necessario per generarne uno. Proprio per questo motivo la Commissione Europea sta lavorando in sinergia con quei Paesi che hanno già avviato iniziative per dare vista a sistemi cloud federati, come il progetto Gaia-X avanzato da Germania e Francia: l'unificazione degli sforzi a livello continentale potrebbe migliorare l'attrattività del progetto e porre le basi per attirare una massa critica di utenti in grado di generare un effetto di rete positivo. Gaia-X , intesa come federazione di quei fornitori di servizi cloud che vorranno aderire a specifici standard, ha il potenziale per rappresentare una valida alternativa alle offerte cloud esistenti, in grado di fornire maggior controllo sui dati, maggiore interoperabilità tra le piattaforme e di promuovere lo sviluppo di nuovi servizi e modelli di business che sono cruciali per il futuro delle PMI e delle PA. La sua architettura è progettata non solo per rispondere alle principali problematiche di interoperabilità e sicurezza nella gestione dei dati, che costituiscono un ostacolo all'adozione del cloud, ma anche per supportare nuove applicazioni che richiedono cloud distribuiti a livello di rete di accesso, come nel caso della rete 5G. Lo standard prevede anche una forte interoperabilità tra i diversi fornitori: un elemento essenziale per evitare situazioni di lock-in (impossibilità di uscita) di clienti e fornitori nei confronti delle singole piattaforme di cloud computing.

Il successo del progetto Gaia-X dipenderà tuttavia dal quadro normativo più ampio che sarà attuato a livello europeo. Due sono in particolare i settori che sollevano questioni critiche e che possono influenzare il successo di Gaia-X: la concorrenza e la tassazione.
Nel settore della concorrenza, la protezione delle start-up tecnologiche europee e delle PMI sta diventando cruciale per lo sviluppo di un ecosistema europeo vitale nel settore digitale. Un rapporto dell'OCSE evidenzia che Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft hanno effettuato circa quattrocento acquisizioni a livello globale nell'ultimo decennio e che pochissime di queste sono state esaminate dalle autorità nazionali della concorrenza o dalla Commissione Europea. Tuttavia, proprio queste acquisizioni, possono dar luogo alla perdita di concorrenti o essere considerate come "acquisizioni killer", volte a ridurre o eliminare la concorrenza prevenendo lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
Nell'area della tassazione, una questione cruciale è lavorare per una soluzione globale, o perlomeno europea, sulla tassazione delle aziende digitali. Le attuali norme internazionali in materia di tassazione delle imprese non sono in grado di cogliere quei modelli di impresa che traggono profitto dai servizi digitali forniti in un paese senza esserne fisicamente presenti. Inoltre, la tassazione esistente non riconosce le nuove modalità di creazione dei profitti nel mondo digitale ed in particolare il ruolo che gli utenti svolgono nel generare valore per le aziende digitali fornendo continuamente dati personali.

Gaia-X è una reale opportunità per iniziare a gestire le infrastrutture cloud in modo europeo, con un’infrastruttura federata, aperta ed interoperabile in grado di accelerare la trasformazione digitale delle aziende e delle Pubbliche Amministrazioni. Anche l’Italia, sfruttando l’opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrà giocare un ruolo determinante per il successo di questo progetto.






Massimo Contri